Panoramica:
Questo itinerario si può integrare con l’itinerario n.7.
Il percorso è adatto a tutti e praticabile in qualsiasi momento della stagione. Il tracciato tocca molti punti storici è naturali partendo dal Sacello a Francesco Baracca, sucesivamente Val Posa, la Strada dei Croderi con il suo ponte, la sorgente El Caseon, il porto dei zatieri, i monumenti agli artiglieri, ai fanti, la Barca da Ponte, il Sacrario militare del Montello e l’abbazia di Sant’Eustacchio. I primi 2 km di salita impegnativa ma adatta a tutti che termina nei pressi del piazzale del Sacello di Francesco Baracca. Successivamente è tutto in discesa. Il percorso è per lo più su asfalto con gli unici punti di sterrato sono nel tratto di sentiero che collega l’agriturismo Al Pariso con il piazzale del monumento Francesco Baracca e nel tratto di strada Dei Croderi e lungo il Piave in prossimità del Porto dei Zatieri.
Chilometraggio:
15,47Km
Dislivello complessivo:
144 mt. D+
Descrizione tecnica:
Partendo dal parcheggio della palestra di Bavaria, dove c’è la possibilità di parcheggiare l’auto, svoltare a sinistra lungo via degli Alpini, a destra per Via Genio Zappatori, di nuovo a sinistra per Via Arditi e successivamente a destra per la presa 2.
Qui si svolta sulla stradina sterrata che porta all’agriturismo Al Paradiso, fino al raggiungimento del piazzale del sacello Francesco Baracca. Una volta discesi al monumento e risaliti, si riprende la presa 1 svoltando a sinistra e si attraversa la Dorsale.
Si prosegue per il versante nord, dopo 900 mt. sulla destra troviamo il sentiero sterrato per raggiungere la “Val Posan”.
Ritornati sulla presa 1 svoltando a destra e arrivati sulla Panoramica si volta ancora a destra per 1,8 Km fino allo sterrato della “Strada dei Croderi” (con il passaggio sopra il “Ponte dei Croderi”) e arrivati alla fine della discesa si svolta a destra, quando dopo 650 mt., a destra lungo la strada, troviamo la “sorgente El Caseon” e più avanti una piccola cascata.
Proseguendo per altri 650 mt. si svolta a sinistra in via Canova dove troviamo il monumento agli Artiglieri d’Italia.
Scendendo per la stradina che costeggia il monumento è visibile il porto fluviale veneziano e proseguendo per il sentiero che costeggia il Piave verso destra, salire la rampa che porta alla Sp. 248 dove si trova il Monumento all’ ing. Alfredo Dal Secco.
Lasciamo il monumento alle spalle e proseguiamo lungo la Provinciale costeggiando il muro dell’ argine sì può visitare il monumento ” Il Piave la gloria dei fanti” e poco più avanti lungo il prato “La barca da ponte”.
Attraversata la SP. 248, si entra in via Brigata Piacenza, poi a destra lungo la ciclopedonale che costeggia il Canale della Vittoria. Percorsa fino al ponte (500 metri) si svolta a sinistra in via A. Colmello e poi a destra in via G.B. Tiepolo e a sinistra poco prima del semaforo si raggiunge Piazza la Piave.
Proseguendo per Via Gen. Gandolfo e curvando a destra per via A. Diaz, si risale via Ossario, a destra in via Degli Eroi e sulla sinistra si può visitare il Sacrario Militare del Montello.
Ritorniamo in Via Ossario scendendo per via A.Diaz proseguiamo verso destra lo Stradon del Bosco quando, dopo 300 mt. sulla destra è possibile salire fino all’Abbazia di Sant’Eustachio e l’eremo di S.Girolamo.
Ritornati sullo Stradon del Bosco, dopo circa un chilometro e mezzo si gira a sinistra in via Palazzina, via degli Alpini ed il parcheggio di partenza si trova poco dopo sinistra.
Punti di partenza:
Parcheggio Palestra di Bavaria
Fontanelle d’ acqua potabile:
L’unica fontanella si trova in Piazza La Piave a Nervesa della Battaglia, ai confini con i giardini pubblici ( durante l’inverno la fontanella non butta, il mio consiglio è di partire con una borraccia da 500 ml d’acqua)
Profilo altimetrico:
Mappa
Traccia gps:
Per Google Maps https://goo.gl/maps/jbhuSXhLATLWpQ9b8
Traccia gpx
Punti d’interesse
Sacello Francesco Baracca
Si tratta di un’opera composta da otto colonne doriche, contornate da dei fregi metallici intrecciati tra loro, che sostengono la cupola sormontata da una piccola croce. Sul piccolo tamburo si possono leggere le seguenti parole: “Così principia/il salmo di questo re/19 – 6 – 1918/Di morte in morte/Di meta in meta/Di vittoria in vittoria/Così comincia/Il suo inno senza lira”. Alla base invece, su una lastra di marmo di Verona, si possono vedere i simboli a cui era legato Francesco, ovvero l’ippogrifo e il cavallino rampante (in seguito divenuto il logo del marchio Ferrari), oltre alle firme dei genitori.
Val Posan
All’entrata della grotta di sx c’è posizionata una solida vasca di cemento atta alla raccolta dell’acqua ed in parte alla sua depurazione.
Questo era, prima dell’avvento dell’acquedotto di Nervesa costruito alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, l’unico modo di approvvigionare l’acqua potabile le rade famiglie abitanti nella collina in quel periodo.
Questo corso d’acqua esce definitivamente nella sorgente El Caseon, altro punto d’interesse di questo itinerario.
Strada e ponte dei Crodari
Ponte di fattura probabilmente alto medioevale, finalizzato al trasporto di carichi pesanti come i massi sommariamente squadrati di conglomerato o pesanti tronchi di legname. Il trasporto delle crode dalle cave ai vicini nuclei insediativi doveva per forza di cose passare il piccolo ruscello proveniente dall’adiacente risorgiva, resa impossibile una bonifica del luogo, per la costante presenza d’acqua, era necessario provvedere alla realizzazione di un piccolo ma resistente sovrapasso. È stato edificato un ponte con un’arcata a tutto sesto realizzata con massicci blocchi di conglomerato. La precisione tecnica e la scelta dei materiali era necessaria per realizzare una struttura capace di sostenere tonnellate di peso. A distanza di secoli le caratteristiche tecniche ed architettoniche, particolarmente curate, sono rimaste immutate.
Sorgente El Caseon e la cascata vicina
Cascata nelle vicinanze di El Caseon
Monumento agli artiglieri d’Italia
Sul lato Nord una lapide in marmo con caratteri di bronzo in rilievo: LA SEZIONE ARTIGLIERI NERVESA AL SUO PRESIDENTE CAV. UFF. ANGELO TONON CHE CON LA SUA DETERMINAZIONE PERMISE LA REALIZZAZIONE DI QUESTA MAGNIFICA OPERA NERVESA 9.12. 1990 Al lato del monumento, su un supporto cilindrico, la scritta nella parte sud: L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARTIGLIERI D’ITALIA NEL 70° ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DEL PIAVE ERESSE 18 GIUGNO 1988 nella parte nord: IN QUESTI LUOGHI IL 16 GIUGNO 1918 ARTIGLIERI DELLA IV BATTERIA DEL 14° DA CAMPAGNA ESAURITE LE MUNIZIONI, COLPITO DAL FUOCO NEMICO IL CANNONE, SU QUESTO CADEVANO ESTREMO BALUARDO DI VITTORIOSA DIFESA In cima sotto una lastra di vetro un bassorilievo bronzeo che riporta quanto sottoscritto: BRONZEA RIRODUZIONE D’UNA FOTOGRAFIA FORTUNOSAMENTE SCATTATA DURANTE LA BATTAGLIA DA UN CAPELLANO MILITARE ANCH’ESSO CADUTO
Porto fluviale veneziano di Nervesa
Monumento ad Alfredo ing. Dal Secco
Monumento “Il Piave la gloria dei Fanti, dei caduti e di tutti i dispersi”
La barca da ponte
Il monumento è composto da un barcone originale con lo scafo completamente crivellato dalle granate, da un’ancora metallica e da alcuni proiettili per cannoni di diverso calibro. Fu recuperato dagli stessi abitanti di Nervesa e collocato con il contributo dell’amministrazione comunale e della Provincia di Treviso.
Nervesa Piazza La Piave
Pesantemente colpita durante la Battaglia del Solstizio (15-23 giugno 1918), Villa Eros fu riedificata immediatamente dopo la fine del conflitto. Ospitava una preziosa biblioteca che andò completamente distrutta e fu anche appellata, non senza forti richiami affettivi e retorici, “Villa Vittoria”.
Sacrario militare del Montello
Il Sacrario è situato all’estremità est del Montello, a quota 176 metri del Colesel dè Zorzi, a circa 2 km dall’abitato di Nervesa della Battaglia (Treviso).
Il monumento, progettato dall’architetto romano Felice Nori, fu ultimato nel 1935. La costruzione è a pianta quadrata, si presenta simmetricamente sui quattro fronti ed è visibile da tutta l’area circostante che fu teatro della grande battaglia del giugno 1918. Dallo stile sobrio e con limitate ornamentazioni, il Sacrario si sviluppa in altezza con una massiccia torre quadrata alta 32 metri, aperta e rastremata verso l’alto e con le facciate a leggero incavo. La torre poggia su una grande base quadrata in pietra chiara, che comprende il Sacrario vero e proprio, con quattro facciate costituite da tre ordini di mezze colonne tagliate da fasce sovrapposte.
Sulla parte anteriore e al centro del Sacrario si erge un grande portale a colonnato con ampio frontale. Più in basso, alla sommità di una grande scala in pietra che sale tra due robusti contrafforti inquadrati da verdi scarpate, si apre il grande portone in bronzo da cui si accede all’interno del Sacrario. AI centro della torre, un’artistica intersezione di scale sorrette da pilastri in pietra poggianti su archi, produce un gioco architettonico di chiaro-scuri di grande effetto.
L’interno dell’edificio, altrettanto singolare quanto l’esterno, è formato da quattro ripiani. Nei primi due sono ricavati dei corridoi anulari, in parte illuminati dall’alto, alle cui pareti sono disposti i loculi contenenti le spoglie dei caduti. AI centro del corridoio del secondo ripiano è collocata la cappella. Alla sommità dell’ultimo ripiano della torre, aperto verso l’alto, quattro finestroni consentono di accedere alle loggette pensili da cui lo sguardo abbraccia l’intera zona della battaglia del Montello, delimitata dall’ansa del Piave. Nell’interno del Sacrario riposano i resti di soldati provenienti dai 120 Cimiteri di guerra disseminati lungo il medio Piave durante le dure, sanguinose battaglie del novembre 1917 e novembre 1918.
Dopo la rotta di Caporetto, il Montello fu colpito dai duri combattimenti della Grande Guerra, in quanto si trovava al centro del fronte del Piave. Esso fu il principale obiettivo dell’offensiva austro-ungarica che si protrasse dal 15 al 20 giugno 1918. L’8^ Armata italiana, comandata dal Gen. Pennella e dal Gen. Vaccari, Comandante della 22^, riuscirono, però, a contenere lo sfondamento, a riprendere Nervesa, precedentemente perduta, e a respingere il nemico oltre il Piave.
Il Sacrario è proprietà demaniale dello Stato e dipende dal Commissariato Generale Onoranze ai Caduti in Guerra.
Il Sacrario è aperto tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 09.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00.
Abbazia di Sant’Eustachio
La storia
Come testimonia una bolla di Papa Alessandro II del 1062, l’Abbazia di Sant’Eustachio fu fondata da Rambaldo III di Collalto e dalla madre Gisla, probabilmente attorno al 1050. I Collalto, famiglia di stirpe longobarda, avevano da poco perso la propria influenza su Treviso a favore del Vescovo locale, il cui potere si espandeva di anno in anno sia dal punto di vista religioso che temporale. Così facendo essi intendevano contrapporre a questa autorità un’istituzione indipendente e direttamente sottoposta al pontefice, il quale non vedeva di buon occhio l’espansione dei Vescovi trevigiani, sostenitori dell’imperatore.
I Collalto eressero il cenobio sulle fondazioni di una preesistente opera fortificata, probabilmente di origine romana, costruita in posizione strategica per dominare la pianura sottostante e il guado del Piave. Attorno al monastero si sviluppò il borgo rurale di Nervesa che, proprio per la posizione strategica sulle rive del Piave, divenne un importante centro per il traffico di merci.
Nell’XI secolo l’Abbazia divenne un importante centro di potere che godeva di numerosi privilegi, tra cui la riscossione delle decime.
Tra il Cinquecento e il Seicento l’Abbazia assunse il ruolo di rilevante polo culturale, che ospitò, tra gli altri, Pietro Aretino, Giovanni Della Casa (il quale vi compose il noto Galateo) e Gaspara Stampa.
Tra il 1744 e il 1819 il complesso fu guidato dal preposito Vinciguerra VII di Collalto, uomo colto e capace che lo trasformò in un’importante azienda agricola retta da esperti e studiosi. Grazie a lui e alla trasformazione operata, la prepositura sopravvisse alle soppressioni napoleoniche di inizio Ottocento, che invece colpirono inesorabilmente la vicina certosa di San Girolamo.
In seguito, però, il Vescovo di Treviso, perseverando nella secolare contesa tra Abati e Vescovi, riuscì ad ottenere il jus abatiale e Papa Pio IX, nel 1865, emise il decreto di secolarizzazione e di soppressione. Il titolo di Abate di Sant’Eustachio passò così al Vescovo di Treviso.
Dopo la Rotta di Caporetto, l’edificio si ritrovò in prossimità del fronte del Piave e subì pesanti danneggiamenti.
L’Abbazia di Sant’Eustachio è stata oggetto di due restauri: nel 1992 e, di recente, nel 2017. Le operazioni hanno portato in luce diversi rilievi archeologici.
Eramo di S. Girolamo
Curiosità:
I primi 2 Km dell’itinerario sono gli stessi usati per la CronoRun del Montello, la consueta cronoscalata di inizio estate che dal 2014 impegna i runners in una sfida contro il tempo.
Autore:
Mirco Salvador