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Panoramica:

Questo favoloso percorso di 14,2 km e 190 m.d+ si sviluppa tra la zona di Falzè di Piave, Sant’Anna e Collalto, un triangolo geografico ricco di storia che copre un arco temporale che parte dall’antico impero romano fino alle guerre mondiali.

Una prima parte pianeggiante su sterrato che costeggia il Fiume Piave ed il Soligo passando per l’antico porto pluviale di Falzè e la chiesa di Sant’ Anna, percorrendo l’antica Via Claudia Augusta Altinate, attraversando la galleria Pontone e raggiungendo la grotta ospedale da campo (due punti strategici del fronte Austroungarico), per poi in salita raggiungere la strada per Collalto.

Una seconda parte su asfalto raggiungendo Collalto ed il suo castello e ammirando le chiesette delle borgate Materazzo e Chiesuola per poi ritornare, infine, a Falzè.

Essendo la prima parte del tracciato sterrata con alcuni punti molto sconnessi e scivolosi su fondo bagnato, consiglio scarpe da trekking o trail running.

Chilometraggio:

14,2 Km

Dislivello complessivo:

190 m. D+

Descrizione tecnica

Si parte dal parcheggio del parco acquatico Plavilandia, ottimo luogo per lasciare il mezzo, dopodiché si procede verso sinistra lungo via Passo Barca. Si continua così su Via Grave fino a raggiungere l’ingresso alle Volpere, qui ci si gira lasciando l’ingresso alle Volpere alle spalle e ci si inoltra nello sterrato del parco, con la possibilità di ammirare l’antico porto di Falzè.

Successivamente si oltrepassa l’area parcheggio e ci si inoltra lungo la carrareccia bloccata dalla sbarra bianca e rossa. Si segue così il percorso principale per 1,4 Km, poi, dopo aver attraversato il ponte sul fiume Soligo, si prosegue verso sinistra. Dopo 400 m. si raggiunge perciò la chiesetta di Sant’Anna e, dopo ulteriori 150 m., attraversando la SP34 si possono ammirare altri due monumenti storici dall’altra parte della carreggiata.

Successivamente si percorrono a ritroso questi ultimi 150 m., con il ponte sul fiume Soligo sulla destra si continua dritti costeggiando il fiume Soligo e poi il Piave per 1 Km, arrivando infine ad un ponticello di epoca romana. Dopo 100 metri, sulla sinistra si incontra la Galleria Pontone (la quale, durante la prima guerra mondiale, veniva utilizzata dagli austriaci per nascondere i barconi usati per attraversare il fiume Piave negli attacchi contro l’esercito italiano).

La si attraversa facendo attenzione al fondo bagnato dal ruio, dopodiché si risale nel sentiero per poi abbandonarlo rientrando nello scolo d’acqua. Dopo 200m., nel passaggio segnalato, si percorrono per ulteriori 400 m. con i piedi in ammollo risalendo il ruio fino a raggiungere la grande grotta ospedale, luogo di primo soccorso per i soldati austro-ungarici durante la Grande Guerra.

Si percorre a ritroso il rujo fino a ritornare al percorso precedentemente abbandonato, dopodiché si continua in salita verso sinistra, poi ancora lungo la carrareccia a sinistra, sempre in salita per 1,1 Km fino a raggiungere la strada di Collalto.

Qui si prosegue verso sinistra per 2 Km con la strada che verso la fine diventa asfaltata. In questo tratto c’è la possibilità di idratarsi grazie a due fontanelle d’acqua potabile.

Si continua poi in salita verso destra lungo il tratto pedonale dopo l’antico Lavatoio, successivamente si passa il cimitero e si inoltra lungo il sentiero che costeggia la mura del Campo Santo.

Ci si inoltra nel bosco per 320 m., poi si svolta a sinistra entrando nelle mura del borgo e si sbuca di fronte alla chiesa di San Giorgio.

Si prosegue oltre in un tratto che ritorna asfaltato. Prima dell’ultima porta delle mura si svolta a destra, poi sempre dritto in discesa per 1,1 Km, al semaforo si svolta a destra e poi subito a sinistra in salita.

Dopo 150 m., alla chiesetta, si prosegue a sinistra lungo Via Belvedere, che poi diventa Via Chiesuola per 1,3 Km. Mantenendo la strada principale si raggiunge così la SP 34, dopodiché si prosegue verso destra su Via Borgo Furo mantenendo il marciapiede.

Dopo 720 m. si gira a sinistra su Piazza Arditi e si scende lungo la scalinata a sinistra del monumento dei “Tre Arditi All’assalto”. Finita la scalinata si svolta verso destra e si ritorna così all’area parcheggio di fronte al parco acquatico, luogo dove si ha lasciato all’inizio il mezzo.

Punto di partenza

  • Area parcheggio di fronte al parco acquatico Plavilandia
  • Piazza Arditi a Falzè di Piave

Fontanelle d’acqua potabile

  • Chiesetta di Sant’Anna
  • Lungo la Strada di Collalto
  • Vicino all’antico Lavatoio di Collalto
  • Piazza Arditi a Falzè di Piave

Mappa

Traccia Gps

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Punti d’interesse:

Antico porto di Falzè

Chiesa di Sant’Anna

La presenza di una chiesa dedicata a Santa Maria di Marcadello, costruita lungo il tracciato delle Vie Imperiali Romane, trova traccia in una donazione rogata il 2 settembre del 1265. L’antica presenza di un luogo di culto, in una zona sperduta al confluire del fiume Soligo nel Piave, è da associare ai flussi commerciali che hanno interessato per secoli la località Marcadello (ora Mercatelli). Nella seconda metà del XV secolo, della chiesa si interessò la nobile Mattea Collalto, che la abbellì e la fece ingrandire. L’intitolazione a Sant’Anna è di epoca settecentesca, concomitante con un possibile restauro. In essa era conservato un olio su tela di Francesco Pagani da Milano (ora al Museo Civico “Bailo” di Treviso), ricollocato nella chiesa in copia fotografica nel luglio del 2006. Davanti all’oratorio, con accesso facilitato da alcuni gradini, è visibile, pur interrato, l’arco di un piccolo ponte di epoca romana.

Fonte: davetto.altervista.org

Monumento ad Arnold Wimhoezel

Quest’opera, fortemente voluta dal comitato imprenditori Veneti Piave 2000 e dal museo del Piave Vincenzo Colognese, nasce dal ritrovamento della lapide originaria. La morte del Capitano risale al 16 giugno 1918 durante la battaglia del Montello. Sul luogo di questo tragico avvenimento era stato eretto un monumento in memoria di Wimholzel, anche questo abbattuto. Proprio dai resti del basamento e dalla lapide originale nasce il monumento attuale “sulla linea del Piave”, nella località suseganese di Sant’Anna.

Fonte: Qdpnews.it

Antico sito alla Crose

Antico Ponte Romano

Dei numerosi ponti di epoca romana, presenti in località Mercatelli-Sant’Anna, lungo il tracciato della Via Claudia Augusta Altinate, il più importante è in ciottoli del Piave e blocchetti di conglomerato roccioso, tenuti insieme da malta povera. Ha un’arcata a sesto ribassato, una luce di 4 m. e una larghezza di 5 m., ha un piccolo parapetto da un solo lato ed è rafforzato da due muri d’ala che incanalano lo scolo d’acqua verso il fiume. Si trova a circa 1000 m. dalla chiesa di Sant’ Anna costeggiando il Piave in riva sinistra ed ha subìto un restauro conservativo a metà anni sessanta. Altri ponti si trovano nella zona Sant’Anna -Villa Jacur, uno dei quali, completamente interrato, è comunque visibile di fronte alla chiesa di Sant’Anna.

Fonte: turismo.provincua.treviso.it

Galleria Pontone

La Galleria Pontone, durante la prima guerra mondiale veniva utilizzata dagli austriaci per nascondere i barconi usati per attraversare il fiume Piave negli attacchi contro l’esercito italiano.

Ospedale da campo austro-ungarico

La grande grotta, situata nei pressi di Villa Jacur fu adibita ad ospedale da campo austro-ungarico. Una seconda grotta più piccola era destinata all’uso da parte degli ufficiali in comando. La zona è chiamata anche “bus dei trevisi” o “Buso delle Fave”. Questa grotta fu anche adibita a rifugio durante i bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale.

Il Capitello della Beata Giuliana di Collalto e S.Lucia

Antico lavatoio di Collalto

Collalto ed il castello

Ricerche archeologiche hanno permesso di rinvenire tracce della presenza dell’uomo primitivo sia a Collalto che lungo i crinali che portano al Piave. E’ inoltre accertato che la zona sottostante la collina di Collalto, a ridosso del fiume, venne percorsa da antichi commerci e che fu anche luogo deputato a veri e propri scambi, come si può realisticamente ipotizzare dal toponimo di epoca successiva Marcadelli, divenuto poi Mercadelli e Mercatelli, ancora oggi in uso. La presenza poi di alcuni ponti di epoca romana nella zona di Sant’Anna, dove il fiume Soligo si getta nel Piave, prova poi che da lì passavano e si incrociavano due importanti vie di comunicazione di età imperiale. Ben prima dell’anno Mille la parte sommitale del colle potrebbe essere stata sede di un insediamento longobardo, ipotizzabile dal culto locale di santi militari quali Giorgio e Martino presenti nella tradizione religiosa di quel popolo. Solo all’anno 1110, pur in assenza di documentazione certa, viene fatta invece risalire la data di costruzione di un primo centro fortificato sulla collina che guarda il Piave: l’embrione del castello di Collalto. Ad Ensedisio I e agli altri Conti di Treviso furono assegnate le terre collaltine col compito di insediarsi definitivamente sulla riva sinistra del fiume Piave e controllare così i guadi del medio corso. Il primo documento che certifica la presenza di un’entità amministrativa a Collalto risale però soltanto al 1138. Si tratta di una copia settecentesca del testamento del conte Alberto, in partenza per il Santo Sepolcro, che menziona il castello e assegna importanti donazioni alla chiesa di Collalto. Nel 1245, con la vendita della collina di San Salvatore da parte del podestà di Treviso Alberico da Romano al conte Schenella III, i signori di Collalto arrivarono a controllare un’altra importante fetta di territorio. Nel 1312, il conte Rambaldo VIII ottenne per sé e per la sua discendenza dall’imperatore Arrigo VII piena giurisdizione sulle contee di Collalto e San Salvatore, legittimando così la definitiva consacrazione feudale della famiglia Collalto che da allora fu sottoposta solo all’autorità imperiale. Il centro fortificato diveniva così il capoluogo comitale di un vasto territorio che comprendeva anche le ville di Falzè, Sernaglia, Barbisano e Refrontolo, mentre il castello di San Salvatore amministrava le ville di Susegana, Colfosco e Santa Lucia. Durante tutta l’età veneta il castello di Collalto arricchì il proprio impianto insediativo rendendolo degno di una vera e propria sede amministrativa feudale. A partire dal 1461 il castello di Collalto fu sede di un monastero francescano voluto da Antonio II, soppresso in età napoleonica ed adibito poi a filanda. Nelle chiese e nei castelli collaltini operarono già dal primo decennio del 1500 artisti come Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone e Francesco da Milano. Il paesaggio di Collalto, compare anche nelle opere di Giovanni Battista Cima da Conegliano. Gli Statuti di Collalto furono il primo codice di promulgazione signorile del Trevigiano la cui stesura trecentesca viene fatta risalire al conte Rambaldo VIII. Gli Statuti rimasero in vigore fino al 1797. In epoca rinascimentale il castello fu meta di artisti, poeti e letterati. Fiorì il commercio. Nel 1806 Napoleone I re d’Italia abolisce l’organizzazione feudale e nasce così il Comune di San Salvador, divenuto successivamente Susegana. Per Collalto continua un declino inesorabile che porta il capoluogo dell’ormai ex feudo a diventare frazione, unitamente a Barbisano, del Comune di San Pietro di Feletto, per unirsi in età austriaca a Refrontolo e ritornare poi, ma soltanto nel 1889, al patrocinio amministrativo del Comune di Susegana, che, come il resto del Veneto, era entrato a far parte dell’Italia Unita, non nel 1861, ma 5 anni dopo..La Grande Guerra (1915-1918) fece trovare il borgo medievale di Collalto e l’ambito fortificato, con i suoi palazzi, la rocca e la cinta muraria, sotto il tiro delle artiglierie italiane che, come successe per il castello di San Salvatore, per buona parte li distrussero.Del castello e delle sue mura rimane oggi ben poco, come poco o nulla resta dei palazzi, delle antiche chiese e delle torri di guardia.Nel 1927, su progetto dell’architetto Domenico Rupolo, venne costruita l’attuale Chiesa di San Giorgio, dopo che quella fatta edificare nel 1851 (la consacrazione del vescovo Manfredo Bellati è del 1857) cadde anch’essa sotto i colpi dell’artiglieria durante la Prima Guerra Mondiale. (dal libro “Collalto” di Antonio Menegon)

Fonte: Collalto.info

Chiesetta Madonna di Lourdes

La chiesa Madonna di Lourdes si trova a sud di Sernaglia della Battaglia, poco distante dalla frazione Falzè di Piave. Il parroco don Angelo Piai, coinvolgendo sia persone nobili e facoltose come il conte Rambaldo di Collalto, la nota cantante lirica Toti del Monte, il podestà Marco Breda, gli imprenditori Ugo Baseggio, Pietro Dal Vera, Antonio Masutti, l’avvocato Antonio Bernardi e i capi famiglia della frazioni, riesce a far erigere una chiesetta dedicata alla Madonna di Lourdes. Venne inaugurata il 21 ottobre 1934, dal Vescovo Eugenio Beccegato. La chiesetta che accoglie il visitatore con una bella scalinata, si trova su una piccola altura che permette di spaziare sull’ambiente circostante. Il piccolo portone d’ingresso è decorato con motivi geometrici di carattere religioso. Sopra il portone vi è uno stemma di forma circolare. Ai lati dell’ingresso si trovano due statue all’interno di due nicchie. La chiesa Madonna di Lourdes ha un piccolo porticato con due bifore sorrette da colonne di ordine corinzio. Dietro l’altare si apre un’artistica grotta con le immagini della Vergine e di Bernardetta, mentre nel retro facciata campeggia un quadro con l’immagine di San Michele Arcangelo che trafigge il maligno, retaggio del secolare e prestigioso culto riservato a questa figura religiosa.

Fonte: microturismodellevenezie.it

L’oratorio di Chiesuola

L’oratorio campestre di Chiesuola, oggi intitolato a Sant’Antonio, è l’edificio di culto più antico del paese, perché uscito quasi indenne dalle offese della Grande Guerra. Non ci sono notizie precise sull’epoca della sua fondazione, che comunque risale al basso Medioevo: l’originario stile romanico ha subito qualche modifica ed ampliamento nei secoli seguenti.Fino al ‘500 il suo nome nei documenti è sempre legato alla Beata Vergine: un documento del 1522 riporta la sua dedicazione solenne alla Madonna, nel 1544 è citato come “ecclesia S. Mariae de Falzedo“, nel 1550 come “Madonna de’ Beccari“; tale dicitura è strettamente legata alla secolare fiera di animali che si teneva sul posto, come testimonia un antico documento: nel 1224, infatti, Rambaldo VII e i suoi fratelli acquistano dal Comune di Treviso il “passo della Piave, il porto ed il mercato di Falzedo, con alcuni edifici e molte possessioni“.Solo nel ‘600 la devozione popolare accosta al culto mariano quello del noto abate Sant’Antonio, protettore degli uomini, ma anche degli animali.Nel 1649, l’allora parroco Giovanni Giacomo Ceresi, cittadino di Cremona, decide di trasportare dalla nuova chiesa parrocchiale ancora disadorna in “Questo più decente et honorevole luogo” l’immagine miracolosa della Madonna in trono con Bambino tra due angeli: all’interno di un dossale vi è l’affresco staccato della seconda metà del Quattrocento e attribuito alla bottega di Giovanni di Francia (Metz, 1420 – Conegliano 1490 circa)Sulla parete destra dell’unica navata, invece, è venuto alla luce ed è stato recentemente restaurato l’affresco di una Madonna in trono con Bambino tra i santi Sebastiano e Rocco, ulteriore conferma dell’antico culto mariano. Sotto l’immagine si riesce a distinguere ancora parte della scritta dedicatoria: “1515 a di 7 selebrio queste figure a farlo far ser Andrea de Sandona de Sarafin p(itor) v.oc… invoc…”. Si tratta dunque di un’opera datata 1515, commissionata da un devoto di nome Andrea, con ogni probabilità per ringraziare la Madonna dello scampato pericolo, dopo la peste del 1511, realizzata da un ignoto pittore locale vicino alle produzioni di ambito bellunese e feltrino.Sant’Antonio abate, statua dedicata al santo, senza alcuna altra indicazione in merito (ndr).All’interno della chiesa c’è una pietra con scritte paleovenete, estratta dall’angolo di nord-est dell’edificio.

Fonte: santantonioabate.afom.it

Chiesa parrocchiale di Falzè di Piave

La prima testimonianza di un edificio di culto in questo luogo dedicato al vescovo Martino di Tours e dipendente dalla pieve di Soligo risale al 1246.Tra il 1596 e il 1607 la chiesa medioevale da poco elevata a parrocchia (1584) venne sostituita da un nuovo edificio consacrato dal vescovo Marcantonio Mocenigo che, modificatosi nell’aggiunta delle navate laterali, sopravvisse fino al 1918. Tra il 1923 ed il 1925 si provvide alla riedificazione della nuova chiesa collocandola dalla primitiva posizione prossima alla riva del Piave, in posizione rialzata all’interno del nuovo nucleo cittadino, anch’esso modificatosi a seguito del definitivo declino del porto fluviale. All’interno della chiesa, in una nicchia marmorea è posto un prezioso fonte battesimale manufatto in pietra del sec. XVI. Gli affreschi dell’abside sono opera del pittore Giuseppe Modolo.

Fonte: turismo.provincia.treviso.it

Monumento agli arditi ed ai caduti di Falzè

Nel 1925 è stato inaugurato a Falzè di Piave Il monumento “Tre arditi all’assalto” opera di Giovanni Possamai che riproduce a grandezza naturale tre arditi nell’atto di sferrare l’assalto: il primo a sinistra armato di pugnale in bocca, quello al centro con moschetto ’91 in mano e quello a destra nell’atto di lanciare una bomba a mano. La scena ricorda l’episodio dell’attraversamento del Piave, il 27 novembre 1918, di un gruppo di arditi del LXXII Reparto d’Assalto, episodio che valse loro l’appellativo di “Caimani del Piave” da parte degli Austriaci. Le rocce di sostegno sono posizionate in modo da riprodurre un tratto roccioso del Montello da cui tre arditi balzano all’assalto della sponda sinistra del Piave. Dopo il secondo Conflitto mondiale la lastra con i nominativi dei Caduti venne sostituita per integrare anche i morti della Guerra del 1940-45.Nel 2017 il monumento viene restaurato con trattamenti di protezione alle sculture e consolidamento del basamento roccioso. Durante i lavori di restauro è emerso un dettaglio interessante, alcune parti della scultura dei tre Arditi sono state realizzate in ottone e non in bronzo come si supponeva. L’idea di realizzare un monumento a ricordo della battaglia del solstizio nasce nel 1920 dalla popolazione e l’allora Parroco Don Angelo Piai si premurò di organizzare la raccolta fondi. Pesche di beneficenza e offerte varie sommate al fondo del primo comitato, all’offerta della Casa Reale l’Italia, al sostegno del Ministero (Presidenza del Consiglio) e al contributo del Comune di Sernaglia permisero la sua costruzione.

Fonte: comune.sernaglia.tv.it

Autore:

Mirco Salvador

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